FOOD SOCIAL DESIGN
cod. 1009649

Anno accademico 2023/24
3° anno di corso - Secondo semestre
Docente responsabile dell'insegnamento
CAMPAGNARO CRISTIAN
insegnamento integrato
12 crediti
sede: POLITO
insegnamento
in ITALIANO

Obiettivi formativi

Il laboratorio di “Food Social Design” ha come obiettivo principale quello di preparare gli studenti a diventare progettisti attenti alle sfide dello sviluppo sostenibile e inclusivo di territori e società, maturando un approccio progettuale critico e consapevole delle diverse dimensioni del cibo, comprese quelle di tipo socioculturale. Si farà esperienza del progettare con consapevolezza, con capacità interpretativa, con sensibilità al contesto, ai bisogni, alle risorse e agli impatti prodotti.
 
Il laboratorio di “Food Social Design” fornirà agli studenti nuove conoscenze e capacità utili ad affrontare, istruire e condurre progetti food-oriented coniugando la dimensione creativa a quella della sostenibilità economica, ambientale e sociale. Il laboratorio sarà, inoltre, occasione di esercizio e di applicazione di quanto appreso durante il percorso didattico già compiuto.  

Al termine dell’insegnamento ci si aspetta che lo studente sia in grado di: 
Conoscere e comprendere il significato del concetto di “Food Social Design” e dei principi delle discipline del Social Design e del Food Design che concorrono a definirlo;
Conoscere e comprendere i principi metodologici e teorici della progettazione per il sociale e per il cibo e delle dimensioni sociotecniche relative;
Conoscere le diverse fasi del ciclo progettuale, con particolare attenzione ai principi teorici e metodologici della progettazione inclusiva e partecipata, e ai processi multi-stakeholders;
Conoscere ed esercitare i vari strumenti di progettazione con particolare attenzione ai tools per: analisi di scenario, case study research, concept generation, sperimentazione e prototipazione, restituzione del progetto;
Maturare consapevolezza delle sfide sociali contemporanee rivolte ai temi alimentari, all’impatto sociale e la relativa responsabilità del progettista; 
Riconoscere i diversi contesti di lavoro possibili (privato, terzo settore, pubblica amministrazione, agenzie di consulenza, università ed enti ricerca) e gli specifici ruoli, strumenti e linguaggi da adottare per ciascuno di essi;
Saper esplorare e comprendere le questioni teoriche proprie della letteratura di riferimento, con capacità critica e di collegamento trasversale tra contenuti;
Saper riconoscere e tenere in considerazione, nella scelta e implementazione di una tecnologia appropriata, le peculiarità culturali, sociali e ambientali del contesto analizzato;
Promuovere l’uso di tecnologie in una prospettiva di replicabilità, adeguatezza e accessibilità;
Saper applicare le conoscenze acquisite nella lettura del contesto e della domanda;
Saper applicare approcci progettuali specifici e necessari (posture e strumenti) in relazione alle sfide sociali da affrontare, agli attori e ai contesti di intervento.

Prerequisiti

Ci si aspetta che lo studente sia in grado di affrontare l’esperienza del laboratorio di “Food Social Design” con le adeguate conoscenze metodologiche, culturali e terminologiche maturate durante il percorso di formazione sin d’ora seguito. 

Contenuti dell'insegnamento

Le questioni dell’accesso al cibo, dell’accessibilità e sostenibilità dei sistemi alimentari, tanto per le persone in condizione di marginalità, quanto per i contesti territoriali più fragili, sono inscindibili e influenzate dal complesso rapporto tra domini progettuali (prodotti, servizi, processi e sistemi), società, caratteristiche socioeconomiche e culturali dei contesti.  
Il laboratorio di “Food Social Design” coniuga le prospettive del Social Design e del Food Design. Mira a promuovere conoscenze, competenze e capacità specifiche di entrambi gli orientamenti disciplinari, le quali risultano strategiche per supportare progettualità che riguardano l’autonomia e l’educazione alimentare, l’insicurezza alimentare, il rapporto salute/cibo, la governance e le policy sul cibo.
La locuzione “Food Social Design” fa riferimento a quelle progettualità che si rivolgono ai diversi fenomeni che intersecano le questioni sociali e alimentari della società. Il sostantivo “Social” rappresenta le conoscenze e gli approcci propri alla disciplina del Social Design, attenta ai bisogni degli individui, delle comunità e ai problemi sociali contemporanei, in ottica di favorire cambiamenti orientati al benessere collettivo. 
Il sostantivo “Food” rappresenta le conoscenze e gli approcci riferiti all’area del Food Design, nella quale il cibo, i sistemi e i servizi alimentari divengono soggetti e oggetti dei processi di progettazione. 

Programma esteso

Bibliografia

PUBLIC INTEREST DESIGN
-Associazione per il Disegno Industriale. (2015). ‘Adi Food Design Manifesto', Commissione Tematica ADI Food Design, 8–9. 
-Bassi, A. (2015). Food Design in Italia. Progetto e comunicazione del prodotto alimentare Electa Architettura, Milano. 
- Bordewijk, M., & Schifferstein, H. N. J. (2019). ‘The specifics of food design: Insights from professional design practice’. In: International Journal of Food Design, 4(2), 101–138. 
 - Bottiglieri, M., Pettenati, G., & Toldo, A. (2017). Turin Food Policy Buone pratiche e prospettive, FrancoAngeli, Milano. 
- Buchanan, R. (1992). ‘Wicked Problems in Design Thinking’. In: Design Issues, 8 (2) pp. 5-21. 
- Campagnaro, C., Ceraolo, S. (2022). Ai margini. Un'antologia di social design, PRIMP, Torino.  
- Campagnaro, C., Curtabbi, G., & Passaro, R. (2023). ‘Alimenta: a design-led systemic action against homelessness-related food poverty’. In: IJFD. (in pubblicazione) 
- Celaschi, F., Deserti, A., (2007). Design e Innovazione. Strumenti e pratiche per la ricerca applicata, Carocci, Roma. 
- Ellen MacArthur Foundation (2019). Cities and circular economy for food. 
- Fassio, F., & Tecco, N. (2019). Circular Economy for Food. Materia, energia e conoscenza in circolo, Edizioni Ambiente, Milano. .
- Jones, P.H. & G.K. Van Patter (2009). ‘Design 1.0, 2.0, 3.0, 4.0: The rise of visual sensemaking’, NextDesign Leadership Institute. 
 - Manzini, E. (2008). Collaborative organisations and enabling solutions. Social innovation and design for sustainability, Edizioni Polidesign, Milano.
- Papanek, V. (1971). Design for the Real World: Human Ecology and Social Change, Pantheon Books, New York. 
- Passaro, R., Campagnaro, C., & Curtabbi, G. (2021). Design against Food Poverty. In: Revista Latinoamericana de Food Design, 1(2), 427–451. 
 - Stummerer, S., & Hablesreiter, M. (2010). Food Design XL, Springer Verlag, Vienna. 
- Tromp, N., & Vial, S. (2022). ‘Five components of social design: A unified framework to support research and practice’. In: Design Journal, 0(0), 1–19. 
 - Tonkinwise, C. (2015). ‘Is Social Design a Thing?’ 
- Wrigley, C., & Ramsey, R. (2016). ‘Emotional food design: From designing food products to designing food systems’. In: International Journal of Food Design, 1(1), 11–28.
 - Zampollo, F. (2016). ‘Welcome to food design’. In: International Journal of Food Design, 1(1), 3–10.
ANTROPOLOGIA APPLICATA AL DESIGN
- De Sardan, J-P. O. (2009). “La politica del campo. Sulla produzione di dati in antropologia”. In: F. Cappelletto (ed.), Vivere l’etnografia, SEID Editori, Firenze. 
- Grasseni, C. (2013). ‘La patrimonializzazione del cibo. Prospettive critiche e convergenze “sul campo”’. In: Luigi M. Lombardi Satriani (ed.), VOCI, 10 (1), 2013, Pellegrini Editore, Cosenza. 
- Koensler, A., & Meloni, P. (2019). Antropologia dell’alimentazione. Produzione, consumo, movimenti sociali, Carocci Editore, Roma. 
- Lai, F. (2017). Antropologia del cibo nella fiction. Rappresentazioni del cibo nelle narrazioni cinematografiche e televisive, Pàtron Editore, Bologna. 
- Semi, G. (2010). L’osservazione partecipante. Una guida pratica, Il mulino, Bologna. 
CULTURA TECNOLOGICA DELLA PROGETTAZIONE
- Ciribini G. (1984). Tecnologia e progetto, Celid, Torino. 
- Munari B. (1985). Da cosa nasce cosa. Appunti per una metodologia progettuale, Laterza, Bari. 
- De Bono N. (1997). Il pensiero laterale, BUR Rizzoli, Milano. 
 - Burdek B. E. (2008). Design, Storia, teoria e prassi del disegno industriale, Gangemi, Napoli. 
- Trabucco F. (2015). Design, Bollati Boringhieri, Torino. 
- Floridi L. (2017). La quarta rivoluzione. Come l'infosfera sta trasformando il mondo, Raffaello Cortina Editore, Milano. 

Metodi didattici


Ogni insegnamento del laboratorio prevede l’erogazione di contenuti disciplinari nel corso di lezioni in aula ed altri momenti seminariali.

In aggiunta a questo, il laboratorio prevede che, in coerenza con le tematiche di progetto, ogni anno differenti e legate a collaborazioni con realtà economiche e sociali del territorio, studentesse e studenti affrontino il processo di design e definiscano proposte progettuali di prodotto, forti dei contributi di tutte le discipline del laboratorio. In questo momento applicativo e pratico, il laboratorio beneficia del contributo di tre discipline, le quali parteciperanno a momenti di revisione comune delle esercitazioni, promuovendo una lettura interdisciplinare del processo progettuale e sollecitando attenzione alle diverse dimensioni del progetto.

Modalità verifica apprendimento

Modalità di esame: Prova scritta (in aula); Prova orale obbligatoria; Elaborato grafico prodotto in gruppo; Elaborato progettuale in gruppo.

Il laboratorio richiede un'assidua frequenza, anche in considerazione del giudizio finale che sarà espresso con un unico voto d'esame, esito della media ponderata delle valutazione dei tre insegnamenti che costituiscono il laboratorio.

Le attività svolte saranno monitorate attraverso valutazioni monodisciplinari e seminariali.

Le prove d’esame, oltre a verificare conoscenze metodologiche, capacità progettuali e critiche e l’assimilazione degli argomenti trattati, si pongono l’obiettivo di saggiare la consapevolezza dello studente/essa.

Verranno valutate capacità quali: analisi e interpretazione del contesto; capacità decisionali; lavorare in collaborazione con competenze disciplinari diverse; comprendere e gestire le relazioni sensoriali tra mente e artefatti; riconoscere e utilizzare temi e strumenti della ricerca sociale qualitativa.

La capacità di presentare con chiarezza ed efficacia e di discutere le scelte compiute e i progetti sviluppati viene considerata elemento rilevante della formazione che il laboratorio promuovere presso gli studenti, in quanto componente indispensabile nei processi che accompagnano la definizione ed attuazione di programmi di progetto complessi.  
Le esercitazioni (Project Work) sono svolte dagli studenti divisi in gruppi.   
Il giudizio per ciascuno studente e studentessa sarà individuale ed espresso con unico voto la cui media ponderata di voti dei singoli insegnamenti e sarà definita come segue:  
Public Interest Design (50% del voto finale del laboratorio) 
Antropologia Applicata al Design (25% del voto finale del laboratorio) 
Cultura Tecnologica della Progettazione (25% del voto finale del laboratorio) 
Anche la partecipazione individuale alle lezioni, alle esercitazioni e ai momenti di presentazione sarà oggetto di valutazione. La valutazione finale del laboratorio, individuale per ogni studente e studentessa, verrà assegnata al termine dell'esame orale dell'insegnamento di Public Interest Design, il quale potrà essere sostenuto successivamente all’ottenimento delle valutazioni, almeno sufficienti (18/30) di Antropologia Applicata al Design e Cultura Tecnologica della Progettazione. 
Le valutazioni per tutti gli insegnamenti del laboratorio e il voto complessivo del laboratorio stesso sono espresse in trentesimi. Per ciascuno degli insegnamenti è richiesta una votazione minima di 18/30. Il voto massimo è 30 e Lode.




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